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NOTE

41 E. M. Necrologio - Il principe Gian Giacomo Trivulzo “Archivio Storico Lombardo” Serie 3, Volume 18, Fascicolo [35] (1902) pagine 202-208

42 ibidem

43 ibidem

44 Cristina Trivulzio di Belgioioso Ricordi nell’esilio (a cura di Maria Francesca Davì) edizioni ETS, Pisa 2001, p. 39

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Nel XIX secolo, la marchesa Marianna Trivulzio Rinuccini (1813-1880) giunse da Firenze come sposa di Giorgio Teodoro Trivulzio (1803-1856): quest’ultimo, che ai tempi della dominazione austriaca, aveva prestato «braccia e ricchezze alla generosa causa del risorgimento nazionale, col popolo e pel popolo fu al suo posto nelle memorabili Cinque Giornate. Capitano della Guardia Nazionale della parrocchia di S. Alessandro, da lui organizzata assumendosi volonterosamente sacrifici ingenti nell’accompagnare sino alle barricate di san Celso il parlamentario austriaco onde liberare dal Collegio di san Luca gli alunni ivi rinchiusi, veniva a tradimento colpito da una palla di fucile nella coscia sinistra...»
41. La ferita riportata fu grave, «e le conseguenze furono tali che per essa pochi anni dopo doveva morire (1856)»42. La marchesa Marianna, «donna di alto sentire e di cultura squisita, fiorentina di nascita e italianissima di sentimenti»43, teneva qui un salotto letterario; a lei si rivolgeva Alessandro Manzoni (che, ricorderete, sentiva spesso l’esigenza di «sciacquare i panni in Arno»), per i suoi dubbi linguistici. Loro figlio fu il succitato Gian Giacomo (1839-1902), che all’incremento del già ingente quantitativo di libri contribuì sia con numerosi acquisti che con l’acquisizione della preziosa biblioteca Belgioioso, pervenuta in famiglia grazie al suo matrimonio nel 1864 con la principessa Giulia di Barbiano di Belgioioso.

Cristina Trivulzio di Belgioioso, figura di spicco del Risorgimento, testimone e ispiratrice della vita culturale e politica del suo tempo, nacque proprio in questo palazzo il 28 giugno 1808 e venne battezzata nella chiesa dirimpetto. A sedici anni, dopo essersi ribellata a un matrimonio combinato, sposò Emilio di Belgioioso, ma si rese conto presto di aver commesso un errore e dopo quattro anni di infelice vita matrimoniale, si separò amichevolmente dal marito e lasciò Milano. Viaggiò, frequentò personaggi sospetti alla polizia austriaca di Milano, fuggì in Francia e subì la confisca dei beni. A Parigi rimase fino al 1840, scrivendo articoli, impartendo lezioni di disegno e pittura. Quando, nel 1840, potè rientrare a Milano, fu messa al bando dall’alta società milanese: lo stesso Alessandro Manzoni non volle riceverla, quando si presentò a casa sua per salutare la madre morente dello scrittore. Fra il 1848 e il 1849, partecipò alle insurrezioni di Milano e Roma. Morì il 5 luglio 1871, dopo molti viaggi e altri soggiorni in Francia.
Cristina soffriva di nostalgia:

«Ah!... cosa non darei per poter rivedere un ridente boschetto, un bello specchio d’acqua, che mi ricordassero i miei verdi giardini e i miei deliziosi laghi di Lombardia! Quanto vorrei specchiarmi un istante nel puro cristallo di due occhi azzurri, quali li dipingevano i nostri maestri della scuola lombarda! perché non posso ascoltare parole pronunciate da una di quelle voci dolci e gravi, che appartengono alle donne della mia patria! Per sopportare l’esilio, si dovrebbe vivere in un paese il più simile possibile a quello che non vorremmo aver lasciato, oppure trovarsi trasportati in un luogo la cui originalità si imponga alla nostra attenzione. La somiglianza addolcisce i rimpianti, la diversità li stordisce»
44.