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NOTE

35 Rosa Giorni Santi edizioni Electa, Milano 2002, p. 23

36 Cesare Cantù Storia di Milano (ristampa anastatica dell’edizione del novembre 1859), edizioni Atesa, Bologna 1999, p. 27

37 Delio Tessa (1886-1939), il maggiore poeta dialettale milanese dopo Carlo Porta: Ore di città (a cura di Dante Isella) edizioni Einaudi, Milano 1988, p. 49

38 “Andate a casa, vagabondi, lazzaroni, lasciate stare la gente che dorme !”

39 Cristina Gromo Crespi Piazza S. Alessandro 6: Palazzo Trivulzio in Milano ritrovata... p. 295

40 La Trivulziana comprendeva settantamila volumi a stampa per lo più del XVI secolo, incunaboli, manoscritti, pergamene. Fu venduta nel 1935 dal principe Luigi Alberico Trivulzio al Comune di Milano che la sistemò nel castello Sforzesco e l’aggregò all’Archivio Storico Civico.

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Ma di nuovo scoperto, fu ricondotto a Milano e condannato alla decapitazione. Al momento dell’esecuzione, però, il suo carnefice, Martianus, venne assalito da tale panico e tremore da non riuscire ad eseguire la condanna. Allora fu concessa ad Alessandro una seconda possibilità di salvezza se avesse pregato ai piedi degli dèi. Il santo, però, senza esitazione, offrì nuovamente la testa al boia, preferendo morire piuttosto che rinnegare la sua fede. Non riuscendo però il boia a compiere il suo incarico, Alessandro fu rinchiuso nuovamente in carcere per morirvi di stenti. Grazie a una nuova fuga, raggiunse Bergamo, ma venne ancora scoperto e infine decapitato
35.

«Sotto Massimiano Erculeo si rinnovò qui la persecuzione, e massime contro alcuni soldati, fra cui Alessandro, che… stette prigioniero in Zebedia presso la chiesa che or da lui prende il vocabolo… e convertirono Silano custode delle carceri, Esanto e Carpoforo guardie che li custodivano. San Fedele trovò modo di liberar Alessandro, che poi fu martirizzato a Bergamo; gli altri qui»
36.

Sopra il portale maggiore della chiesa, un altorilievo raffigura il martire cristiano mentre indica la chiesa eretta in suo onore e, sulla destra, le inferriate del carcere romano.

Delio Tessa
37 ci ha lasciato una gustosa memoria sulla chiesa di s. Alessandro e il «crepuscolo del mattino»:

«Quando abitavo in via OImetto e a queste ore passavo da piazza Sant’Alessandro, mi capitava a volte di assistere a delle scene da Sabba romantico. Le vecchiette che dormivano alle porte della chiesa si destavano intirizzite nel cuor della notte e per riscaldarsi raccoglievano in un gran mucchio la carta straccia da loro usata come giaciglio e a quel gran mucchio davano il fuoco asserragliandosi torno, torno. Vedevo il riverbero di quel falò sulla facciata - qui - della chiesa e là sul muro del palazzo Trivulzio e tutte in cerchio tante faccette rosse e tante manine rosse protese verso la fiamma... Erano i tempi che i primi ricoveri notturni si aprivano in Milano, ma ben pochi li frequentavano. Quei buoni diavoli dei promotori, non contenti di aver messo nell’istituzione benefica la loro opera e il loro danaro, si prendevano pure la briga di girare la notte per le piazze in cerca di clienti! Li scuotevano, li destavano... e...
“Su... su... perché dormite qui al sereno, con questo freddo; andiamo, venite con noi che ci sono adesso per voi locali scaldati e per niente!”.
Sapete cosa si sentivano rispondere?
“Andee a ca’, vagabond, lazzaroni, lassee stà la gent che dorma! ...”»
38.

Intorno alla chiesa, non mancano mai i questuanti (i cercott), che come diceva qualcuno, hanno proprio un bel mestiere, perché sempre comunque lucroso...

Palazzo Trivulzio
Nella piazza, di fronte all’imbocco della contrada Zebedia, si staglia il palazzo Trivulzio: costruito nel Cinquecento, acquistato nel Settecento con l’intero isolato dal marchese Giorgio Trivulzio che in parte lo fece ricostruire, «conserva pressoché inalterata la fisionomia settecentesca»
39. Il figlio Teodoro Alessandro (1694-1763), cultore di studi storici e bibliografici, fondò, insieme con il fratello Carlo (1715-1789), la ricca biblioteca di famiglia (Trivulziana)40, che rimase qui per lungo tempo e fu anche aperta al pubblico al tempo di Gian Giacomo Trivulzio (1839-1902). In questo palazzo erano di casa Vincenzo Monti e Ugo Foscolo.