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NOTE

25 Luciano Zeppegno Le chiese di Milano edizioni Newton Compton Milano 1981 p. 45
26 Luciano Zeppegno-Gian Luca Moncalvi Passeggiate milanesi edizioni Newton Compton, Milano 1986, p. 81
27 Dall’intitolazione delle carceri prenderà il nome la via che attualmente fiancheggia la chiesa di s. Alessandro
28 Cristina Gromo Crespi Piazza s. Alessandro in Milano ritrovata – L’asse via Torino a cura di Maria L. Gatti Perer, Milano 1986, p. 284-286
29 Cristina Gromo Crespi Piazza s. Alessandro in Milano ritrovata... p. 285-286
30 Serviliano Latuada Descrizione di Milano Tomo Terzo, Milano 1737 num. 90, ristampato dalle edizioni La vita Felice, Milano 1996
31 via Zebedia
32 Serviliano Latuada ibidem
33 Nell’iconografia, Alessandro venne raffigurato come un soldato romano con il vessillo che reca un giglio bianco, simbolo della Legione Tebea formata da soldati egizi della Tebaide: v. il particolare del Polittico di Vincenzo Foppa che lo raffigura.
34 Nell’esercito romano, la legione era costituita da sessanta centurie, ognuna di cento uomini

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S. Alessandro: la piazza e la chiesa
La seicentesca piazza è «una delle più armoniose e stilisticamente omogenee della città»
25, «salotto barocco», «un insieme… unitario e armonioso»26. L’area, che sul finire dell’impero romano, era occupata dal Pretorio e dalle carceri dette «di Zebedia»27, ai margini di quel cardo maior che incrociava l’attuale via Lupetta, seguì poi l’evoluzione del quartiere, ricco di orti e di giardini, abitato da artigiani, bottegai, commercianti e da alcune importanti famiglie nobili come i Brivio, gli Amedei, i Piatti28. Nella metà del XVI secolo, i Barnabiti si insediarono nella chiesa dedicata a sant’Alessandro martire (che risaliva al VI secolo), e per l’espansione della propria comunità religiosa, assorbirono in parte le piccole proprietà circostanti. Nel 1602, alla presenza del cardinale Federigo Borromeo, di manzoniana memoria, si posò la prima pietra, nello spazio dell’antica chiesa, del nuovo complesso di s. Alessandro, che avrebbe modificato radicalmente l’assetto della piazza29. Il progetto dell’architetto, il barnabita Lorenzo Binago, «uomo peritissimo… che adoprò tutto l’ingegno perché [la chiesa] riuscisse vaga, e maestosa, com’ella è»30, prevedeva anche la correzione dell’andamento della stretta di S. Alessandro31 e la sistemazione, al termine di essa, di una piazza, «spaziosa» e «lastricata con pietre a disegno»32.
Secondo un’antica iscrizione, quello che un tempo era stato il carcere del martire, divenne poi il tempio del santo: Olim Martyri Carcer Nunc Divo Templum. La memoria del periodo romano si è conservata fino ai nostri giorni almeno nei nomi di alcune vie e chiese. Proprio nelle carceri romane «di Zebedia», secondo le credenze più diffuse, fu rinchiuso ai tempi dell’Impero Romano, a causa delle persecuzioni contro la nuova religione cristiana, Alessandro
33.
La leggenda di Alessandro
Alessandro era comandante di centurie, vessillifero della legione
34 Tebea, costituita da soldati di origine egizia, normalmente di stanza ai confini orientali dell’impero. Ma all’inizio del IV secolo, l’imperatore Massimiano dovette contrastare gli attacchi dei Marcomanni, e trasferì la «Tebea» in Gallia. Quando giunse presso le Alpi, nella zona del Vallese, la legione ricevette l’ordine imperiale di giurare fedeltà all’Impero sull’altare delle divinità e di perseguitare i cristiani. I legionari cristiani si rifiutarono di obbedire, e vennero dapprima umiliati con la flagellazione pubblica, e successivamente sterminati, permanendo essi nella loro posizione. Alessandro, con alcuni compagni, riuscì a fuggire e riparare in Italia. Ma in città venne riconosciuto e incarcerato. Riuscì di nuovo, con l’aiuto di due correligionari, a fuggire a Como.