Il Libro
Il Mosaico
Altre Antiche Strade
Unione Fiduciaria
<






NOTE

14 Giuseppe Parini Il giorno: Il mattino

15 Cesare Comoletti I mestee de Milan edizioni Libreria Milanese, Milano 1992, p. 126-127

16 “Alla prima luce del giorno, quando il cielo non si è ancora rischiarato del tutto”: da una poesia di Giannino Sessa riportata da Cesare Comoletti in I mestee de Milan p. 244

17 Franco Della Peruta Milano nel Risorgimento. Dall’età napoleonica alle cinque giornate edizioni La Storia, Milano 1992, p. 32, 33

4

Oltretutto, qua e là, delle sconnesse griglie di ferro destinate alle botole o alle gole di lupo che rischiarano le cantine, insidiano gli stinchi del passante. Perfino di notte, quando le strade sono buie, i cocchi dei ricchi procedono velocemente, preceduti da due staffieri «corridori» con grandi torce.

In aureo cocchio col fragor di calde
Precipitose rote e il calpestio
Di volanti corsier lunge agitasti
Il queto aere notturno; e le tenèbre
Con fiaccole superbe intorno apristi.
14

Un mestiere davvero logorante, quello del «corridore» notturno, che si poteva esercitare per non più di dieci anni, a dir tanto, sempre che tutto andasse bene e non si cadesse a terra finendo travolti dalla medesima carrozza.

Le case non hanno riscaldamento, come luci si utilizzano le lampade a olio e sono le candele a illuminare i grandi lampadari di cristallo di rocca. Di fronte ai palazzi patrizi brillano fioche le luci a petrolio, per una prescrizione giunta da Vienna nel 1785, anche se i finanziamenti all’uopo, provenienti dal gioco del Lotto e dalle imposte dei fabbricati, scarseggiano, tanto che appena iniziano le lunghe notti invernali, l’illuminazione si deve limitare a quella delle strade principali. Addetto all’accensione e allo spegnimento dei fanali, il lampionaio, lampedée, avanza carico della scala, del carburante e di vari arnesi.
15

Dai portali delle eleganti case, la mattina presto si rovescia in strada un profluvio di odori sgradevoli che accompagnano i rifiuti delle cucine e delle stalle. Le immondizie casalinghe emanano un lezzo insopportabile. Ma «...in l’ombra del primm ciar del dì...»
16 passa il ruée, raccoglitore di spazzatura, a raccattare, con scopa e pala, tutta l’immondizia nella sua gerla, che poi rovescerà sul carretto tirato da un asinello. Carri con grosse botti funzionano da fogne mobili, prelevando i liquami di ogni palazzo, per evitare che ristagnino e aggravino il fetore. Arrivano poi altri carretti a botte, carichi questi dell’acqua per irrorare le strade cittadine. Molti pozzi neri, «spesso costruiti rudimentalmente e senza garanzie di tenuta», portano talora a un inquinamento della falda freatica, e quindi dell’acqua potabile, cui si possono addebitare in buona parte le ricorrenti epidemie di colera e di tifo addominale. L’acqua per usi domestici è infatti fornita quasi tutta dai pozzi privati, uno o più per caseggiato, profondi tra i cinque e i dieci metri, i quali assicurano l’approvvigionamento idrico.17