NOTE
33 Empio Malara Il porto di Milano fra Quattrocento e Seicento in In viaggio sui Navigli a cura di Istituto per i Navigli, edizioni Skira, Milano 2001, p. 22-23
34 Empio Malara ivi p. 26
35 Giuliana Fantoni Lo stato delle acque... p. 12
36 Nel 1790 si trovano scritture che si riferiscono alle barche del sale: esse, risalendo dal Po lAdda, approdavano a Milano
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La costruzione del Naviglio Martesana aprì uno sbocco fondamentale per la sopravvivenza dei mercati milanesi. Il porto di Milano, con questa connessione, assunse un nuovo ruolo, trasformandosi «da scalo capolinea della linea di navigazione lago Maggiore-Milano, apertasi alla fine del Trecento, a scalo di transito delle linee lago Maggiore e di Como passante per Milano, in collegamento con il Po e quindi con il mare Adriatico. Un transito che favoriva il movimento delle merci, via acqua, dal lago Maggiore (via Ticino), dal lago di Como (via Adda con passaggio a terra da Brivio a Porto) per Milano e viceversa. Un porto di eccezionale interesse per lEuropa continentale proiettata verso il Mediterraneo. Alla fine del Quattrocento, infatti, Milano era considerata, dai francesi e dagli spagnoli che si apprestavano a conquistarla, la porta dItalia. Per gli imperiali doltralpe conquistare Milano, in unItalia spezzettata in tanti Stati, significava appunto aprirsi la porta del Mediterraneo, avere la chiave delle relazioni economiche con il mondo»33. Come se Milano proseguisse nella tradizione di capitale, anche se di un altro tipo di impero, quello economico: Milano cuore economico dellEuropa, per i mercanti doltralpe. «
il Naviglio interno si era trasformato da strumento militare a strumento commerciale»34.
E si arrivò al ventesimo secolo. Nella sua parte cittadina, il Naviglio della Martesana fu quasi completamente interrato, durante i famigerati anni Trenta
(via Melchiorre Gioia corre proprio su una parte di quello che fu il Naviglio). Ai giorni nostri, conserva, seppure in misura fortemente ridotta, una delle funzioni per le quali era stato realizzato, vale a dire lirrigazione, e sta assumendo, grazie allinteressamento delle Associazioni di privati cittadini o dei Comuni situati lungo il suo percorso, un valore molto importante nella rivalutazione del patrimonio storico-culturale e ora anche paesaggistico e turistico presente sul territorio.
La Fossa Interna venne collegata al Naviglio Grande attraverso la Conca di Viarenna, a Porta Ticinese. Il Naviglio della Martesana, lungo trentotto chilometri, si stacca dallAdda a Cassano e entra a sua volta nella città. I due Navigli, dopo aver percorso il fossato di difesa posto intorno alla città medioevale, si riunivano nella Darsena di Porta Ticinese, dalla quale inizia il Naviglio Pavese, che termina il suo percorso, di più di trenta chilometri, nel Ticino.
Essendo una via dacqua, oltre al trasporto di rifornimenti, il Naviglio era utilizzato per lirrigazione dei campi, «quando ebbe inizio il processo di sistemazione delle grandi proprietà agrarie»35. Ma sia la navigazione che i prelevamenti di acqua per le varie attività venne sottoposta a una precisa regolamentazione. Si chiamavano «campari» gli ufficiali preposti alla gestione materiale dei navigli: sorvegliavano le usurpazioni e i possibili danni ai canali che avrebbero potuto impedire la navigazione o creare altri problemi alle acque nei tratti di canale di loro competenza, definite «cure». Uno dei loro compiti era quello di sovraintendere allassegnazione dei quantitativi di acqua da prelevare. Aprivano e chiudevano gli scaricatori delle conche a ogni passaggio delle barche. La navigazione della Martesana era afflitta da una cronica mancanza dacqua, probabilmente dovuta soprattutto al prelievo troppo pesante (e presumibilmente abusivo) per lirrigazione dei campi.
Le barche che provenivano dal lago Maggiore portavano a Milano legna, da ardere e da costruzione, fieno, formaggi, bestiame e altro materiale raccolto presso i vari mercati in cui ci si imbatteva lungo il percorso. Da Milano si trasportavano in Svizzera sale36, ferro, granaglie e vari manufatti.
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